Se da una parte è relativamente semplice tracciare dei confini sul territorio fisico dall’altra non è altrettanto vero per il territorio virtuale. Il mondo che sta avanzando è un mondo senza confini; già molti confini fisici sono spariti sotto l’egida della “libera” circolazione di merci, capitali e uomini. Molteplicità e mancanza di confini danno origine ad una condizione ad altissima entropia che è la sfida ultima al progetto. I territori (reali) sono tra loro in accesa concorrenza non più per espandersi fisicamente ma per espandersi virtualmente nei vari settori economici o a valenza economica come l’istruzione universitaria, la ricerca, lo sport, la cultura, l’arte, il design... ecc. I termini “strategia territoriale”, “marketing territoriale” si riferiscono alla capacità di espansione (di prodotti, servizi, idee) o di attrazione (di risorse umane, capitali, saperi) che certamente fanno parte di un progetto per il territorio e di una strategia competitiva verso altri territori. Ora sono le “relazioni” in questo quadro, sono da considerare i distretti industriali italiani, cioè l’espressione territoriale della produzione manifatturiera italiana. La progressiva virtualizzazione dell’economia, che modifica le relazioni esterne o distanti, è un fenomeno che mina la forza dei distretti industriali italiani che è basata sulle relazioni di vicinato fra produttori specializzati (e spesso tra loro in competizione) della stessa catena del valore. Il nuovo distretto è un distretto frammentato e delocalizzato in cui la vicinanza non è fisica ma virtuale. Ciò comporta un’enorme cambiamento nella cultura imprenditoriale e nelle prassi manageriale. L’istituzione di cinque meta-distretti industriali da parte della Regione Lombardia si basa sull’idea di una dimensione a-geografica del distretto industriale. Il meta-distretto è tenuto insieme non più dalla continuità del territorio e dalla contiguità dei soggetti ma dal tipo si relazioni operative, da una pianificazione delle produzioni e delle attività distanti ma progettata su programmi comuni e da un’organizzazione che adotta comportamenti e procedure noti. Una globalizzazione che sarà sempre più fatta di identità diverse che si confrontano e competono, introduce in modo forte la questione dell’origine geografica di chi vuole parteciparvi. Sia come semplice elemento di garanzia, sia come elemento di competizione sulla qualità. Quello che conta è che le imprese e le istituzioni colgano l’importanza del marketing territoriale come elemento sempre più importante della competizione internazionale. In una logica che ha senso per i distretti ma che va anche al di là di essi, che cerca forme nuove di aggregazioni territoriali fondate su un marchio che identifichi non tanto più i prodotti quanto l’immateriale, l’idea di esperienza che si riesce a far scaturire da un luogo e da un territorio. I produttori che hanno raggiunto livelli di qualità elevati per i loro manufatti, devono tentare nuove strade che gli permettano di far conoscere i loro prodotti puntando sull'informazione, farli apprezzare giocando sull'immagine e quindi far agire i consumatori spingendoli all'acquisto. Nelle iniziative che le diverse istituzioni andranno a sviluppare in un prossimo futuro a sostegno del comparto creativo, potrebbe essere opportuno che la politica di promozione del “made in Italy” tenesse conto, oltre la qualità della fattura e del design, anche dei valori culturali, sociali, ambientali incorporati nei prodotti del distretto, al fine di incoraggiare il cambiamento dei comportamenti del consumatore orientandolo su una forma di consumo “responsabile”.
Orizzonti e Confini
Gallico D
2006-01-01
Abstract
Se da una parte è relativamente semplice tracciare dei confini sul territorio fisico dall’altra non è altrettanto vero per il territorio virtuale. Il mondo che sta avanzando è un mondo senza confini; già molti confini fisici sono spariti sotto l’egida della “libera” circolazione di merci, capitali e uomini. Molteplicità e mancanza di confini danno origine ad una condizione ad altissima entropia che è la sfida ultima al progetto. I territori (reali) sono tra loro in accesa concorrenza non più per espandersi fisicamente ma per espandersi virtualmente nei vari settori economici o a valenza economica come l’istruzione universitaria, la ricerca, lo sport, la cultura, l’arte, il design... ecc. I termini “strategia territoriale”, “marketing territoriale” si riferiscono alla capacità di espansione (di prodotti, servizi, idee) o di attrazione (di risorse umane, capitali, saperi) che certamente fanno parte di un progetto per il territorio e di una strategia competitiva verso altri territori. Ora sono le “relazioni” in questo quadro, sono da considerare i distretti industriali italiani, cioè l’espressione territoriale della produzione manifatturiera italiana. La progressiva virtualizzazione dell’economia, che modifica le relazioni esterne o distanti, è un fenomeno che mina la forza dei distretti industriali italiani che è basata sulle relazioni di vicinato fra produttori specializzati (e spesso tra loro in competizione) della stessa catena del valore. Il nuovo distretto è un distretto frammentato e delocalizzato in cui la vicinanza non è fisica ma virtuale. Ciò comporta un’enorme cambiamento nella cultura imprenditoriale e nelle prassi manageriale. L’istituzione di cinque meta-distretti industriali da parte della Regione Lombardia si basa sull’idea di una dimensione a-geografica del distretto industriale. Il meta-distretto è tenuto insieme non più dalla continuità del territorio e dalla contiguità dei soggetti ma dal tipo si relazioni operative, da una pianificazione delle produzioni e delle attività distanti ma progettata su programmi comuni e da un’organizzazione che adotta comportamenti e procedure noti. Una globalizzazione che sarà sempre più fatta di identità diverse che si confrontano e competono, introduce in modo forte la questione dell’origine geografica di chi vuole parteciparvi. Sia come semplice elemento di garanzia, sia come elemento di competizione sulla qualità. Quello che conta è che le imprese e le istituzioni colgano l’importanza del marketing territoriale come elemento sempre più importante della competizione internazionale. In una logica che ha senso per i distretti ma che va anche al di là di essi, che cerca forme nuove di aggregazioni territoriali fondate su un marchio che identifichi non tanto più i prodotti quanto l’immateriale, l’idea di esperienza che si riesce a far scaturire da un luogo e da un territorio. I produttori che hanno raggiunto livelli di qualità elevati per i loro manufatti, devono tentare nuove strade che gli permettano di far conoscere i loro prodotti puntando sull'informazione, farli apprezzare giocando sull'immagine e quindi far agire i consumatori spingendoli all'acquisto. Nelle iniziative che le diverse istituzioni andranno a sviluppare in un prossimo futuro a sostegno del comparto creativo, potrebbe essere opportuno che la politica di promozione del “made in Italy” tenesse conto, oltre la qualità della fattura e del design, anche dei valori culturali, sociali, ambientali incorporati nei prodotti del distretto, al fine di incoraggiare il cambiamento dei comportamenti del consumatore orientandolo su una forma di consumo “responsabile”.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.