Tra Settecento e Ottocento, in Inghilterra, l’imponente sviluppo delle linee ferroviarie impose una attenta riflessione sulla costruzione dei ponti per attraversare strade e canali. In particolare l’attenzione fu rivolta alla possibilità di utilizzo degli archi obliqui. Si trattava di un elemento strutturale non nuovo ma che tuttavia necessitava di una rinnovata riflessione teorica e metodologica, in grado di definire un modello strutturale adeguato e renderne agevole l’applicazione pratica. La formulazione di una teoria degli archi obliqui vide l’impegno, a quel tempo, di ingegneri, matematici e architetti. Nell’ambito delle esemplificazioni metodologiche relative alla costruzione di tali ponti, l’apporto della rappresentazione si evidenzia come un elemento irrinunciabile, in grado non solo di facilitare la lettura e la comprensione delle varie configurazioni formali, ma addirittura di guidarne la pratica costruttiva. Analizzando le fonti documentali originali alla base delle diverse applicazioni e teorizzazioni, nell’arco spazio-temporale indicato, si intende sottolineare le strette interconnessioni tra rappresentazione e forma e mostrare quale sia stato, in questo specifico campo, il contributo della visualizzazione alla educazione pratica degli addetti alla costruzione. Tali evidenze sono state raggiunte attraverso un processo di analisi critica dei disegni correlati alle diverse teorie dei vari autori, da Peter Nicholson a Charles Fox, da George Watson Buck a Edward Sang.
Relazioni tra rappresentazione e architettura in Inghilterra tra Sette e Ottocento: la teoria degli archi obliqui
Chiarenza, Stefano
2018-01-01
Abstract
Tra Settecento e Ottocento, in Inghilterra, l’imponente sviluppo delle linee ferroviarie impose una attenta riflessione sulla costruzione dei ponti per attraversare strade e canali. In particolare l’attenzione fu rivolta alla possibilità di utilizzo degli archi obliqui. Si trattava di un elemento strutturale non nuovo ma che tuttavia necessitava di una rinnovata riflessione teorica e metodologica, in grado di definire un modello strutturale adeguato e renderne agevole l’applicazione pratica. La formulazione di una teoria degli archi obliqui vide l’impegno, a quel tempo, di ingegneri, matematici e architetti. Nell’ambito delle esemplificazioni metodologiche relative alla costruzione di tali ponti, l’apporto della rappresentazione si evidenzia come un elemento irrinunciabile, in grado non solo di facilitare la lettura e la comprensione delle varie configurazioni formali, ma addirittura di guidarne la pratica costruttiva. Analizzando le fonti documentali originali alla base delle diverse applicazioni e teorizzazioni, nell’arco spazio-temporale indicato, si intende sottolineare le strette interconnessioni tra rappresentazione e forma e mostrare quale sia stato, in questo specifico campo, il contributo della visualizzazione alla educazione pratica degli addetti alla costruzione. Tali evidenze sono state raggiunte attraverso un processo di analisi critica dei disegni correlati alle diverse teorie dei vari autori, da Peter Nicholson a Charles Fox, da George Watson Buck a Edward Sang.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.