The desert, whit its endless spaces covered only by the sky, is maybe one of the places more extreme to live, but, at the same time, the site where we utterly experience the metaphysical power of creation.In this sea of sand moulded by the wind, with dune as waves, eroded rocks as cliffs and oasis as isles, populations live in villages that seems to defy the bitter nature of site. These villages are characterized by the particular conformation of their houses excavate under the ground. The singularity of these architectures is to be obtained by intentional digging of soil that is moulded according to inhabit necessities. These original architectures became integral part of landscape living in perfect harmony with the natural space.In Tunisia, the village of Matmata represents the more complete expression of that kind of architectures, final results of a sapient adaptation to environment. Here, the houses present technical and constructive solutions that evidence as, in a desert area, is possible to create essential living spaces, although hidden underground, in which the relationship with outside is continually researched through integration of artificial vaults and open sky.

Il deserto, con i sui interminabili spazi coperti solo dal cielo, i sovrumani silenzi e la profondissima quiete del vuoto è forse uno dei luoghi più estremi in cui vivere; ma è al tempo stesso il luogo in cui, più che altrove, si avverte la forza metafisica del creato.In questo mare di sabbia plasmato dal vento, con le sue dune simili a onde, le rocce erose come scogli, e le oasi paragonabili a isole nel deserto, vivono popolazioni in villaggi che sembrano voler sfidare la natura impervia. Villaggi che, in un processo di inversione dello spazio abitativo canonicamente inteso si caratterizzano per la particolare conformazione di dimore ipogee, scavate artificialmente all’interno del sottosuolo. La specificità di tali architetture sta nel loro carattere sottrattivo, nel loro costituirsi attraverso l’erosione antropica intenzionale della materia naturale, modellata secondo le necessità dell’abitare; nell’esser parte integrante dell’ambiente di cui si sostanza, con cui evolve e invecchia. Architettura originale legata a modi di vita singolari, in perfetta simbiosi con l’ambiente. Queste particolarissime soluzioni abitative rappresentano a Matmata l’espressione più completa di un’architettura per vivere, risultato ultimo di un sapiente adattamento alle condizioni naturali. Soluzioni tecnico-costruttive che mostrano come anche nell’aspro territorio desertico sia possibile creare spazi insediativi essenziali, nascosti nel sottosuolo in tal caso, ma nei quali il rapporto con il mondo esterno è costantemente ricercato attraverso cieli artificiali in pietra e volte celesti che diventano tutt’uno con l’architettura.

Abitare il deserto. Il ‘cielo’ artificiale delle dimore ipogee in Tunisia

Chiarenza S
2009-01-01

Abstract

The desert, whit its endless spaces covered only by the sky, is maybe one of the places more extreme to live, but, at the same time, the site where we utterly experience the metaphysical power of creation.In this sea of sand moulded by the wind, with dune as waves, eroded rocks as cliffs and oasis as isles, populations live in villages that seems to defy the bitter nature of site. These villages are characterized by the particular conformation of their houses excavate under the ground. The singularity of these architectures is to be obtained by intentional digging of soil that is moulded according to inhabit necessities. These original architectures became integral part of landscape living in perfect harmony with the natural space.In Tunisia, the village of Matmata represents the more complete expression of that kind of architectures, final results of a sapient adaptation to environment. Here, the houses present technical and constructive solutions that evidence as, in a desert area, is possible to create essential living spaces, although hidden underground, in which the relationship with outside is continually researched through integration of artificial vaults and open sky.
2009
978-88-495-1838-2
Il deserto, con i sui interminabili spazi coperti solo dal cielo, i sovrumani silenzi e la profondissima quiete del vuoto è forse uno dei luoghi più estremi in cui vivere; ma è al tempo stesso il luogo in cui, più che altrove, si avverte la forza metafisica del creato.In questo mare di sabbia plasmato dal vento, con le sue dune simili a onde, le rocce erose come scogli, e le oasi paragonabili a isole nel deserto, vivono popolazioni in villaggi che sembrano voler sfidare la natura impervia. Villaggi che, in un processo di inversione dello spazio abitativo canonicamente inteso si caratterizzano per la particolare conformazione di dimore ipogee, scavate artificialmente all’interno del sottosuolo. La specificità di tali architetture sta nel loro carattere sottrattivo, nel loro costituirsi attraverso l’erosione antropica intenzionale della materia naturale, modellata secondo le necessità dell’abitare; nell’esser parte integrante dell’ambiente di cui si sostanza, con cui evolve e invecchia. Architettura originale legata a modi di vita singolari, in perfetta simbiosi con l’ambiente. Queste particolarissime soluzioni abitative rappresentano a Matmata l’espressione più completa di un’architettura per vivere, risultato ultimo di un sapiente adattamento alle condizioni naturali. Soluzioni tecnico-costruttive che mostrano come anche nell’aspro territorio desertico sia possibile creare spazi insediativi essenziali, nascosti nel sottosuolo in tal caso, ma nei quali il rapporto con il mondo esterno è costantemente ricercato attraverso cieli artificiali in pietra e volte celesti che diventano tutt’uno con l’architettura.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12078/189
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